News - 17 marzo 2025, 12:00

Regime ordinario o forfettario? Questo è il dilemma

Le principali differenze tra i regimi fiscali da adottare in base alla propria attività lavorativa

Regime ordinario o forfettario? Questo è il dilemma

Tra i dubbi amletici della finanza, uno fra tutti attanaglia il lavoratore autonomo di fronte al bivio: Regime Ordinario o Regime Forfettario? Seppur non vi sia alcun collegamento con una tragedia shakespeariana, la scelta del regime fiscale si amplia – per alcuni, si complica – a causa della presenza di una terza via da considerare: il Regime Fiscale Semplificato.

Nessun dramma. Il primo suggerimento di fronte al trivio di possibilità è quello di rivolgersi ad un commercialista professionista che potrà valutare la tipologia del lavoro ed esprimersi in tal senso.

Per i neofiti è sempre meglio non cimentarsi in interpretazioni del sito della Agenzie delle Entrate. Un commercialista serio e preparato saprà spiegare, innanzitutto, le differenze tra i tre regimi e consigliare quello più adatto e vantaggioso da adottare per la propria attività lavorativa.

Da cinque del passato, a tre regimi fiscali di oggi: le possibilità sono state semplificate, ma non per questo risulta immediato orientarsi verso il regime da adottare in base alle proprie necessità. Ecco una facile descrizione di base relativa ai tre regimi.

Il Regime Fiscale Forfettario si conferma l’unico regime fiscale agevolato presente in Italia. Più volte modificato, è rivolto – detto in maniera semplice – a coloro che hanno conseguito ricavi non oltre agli 85.000 euro l’anno, con il rischio di decadere in caso di superamento del suddetto limite. Conveniente sotto molto aspetti, prevede, comunque, ostacoli che man mano andranno valutati. In questo regime al reddito imponibile viene applicata una imposta del 15%, tenendo conto che - se l’attività è in una condizione iniziale – la percentuale sarà del 5% per i primi 5 anni. Diversi altri vantaggi, tra cui una fatturazione più semplice, come, ad esempio, la non obbligatorietà di indicare l’IVA, la solo il netto da pagare ed il fatto che non vi sia l’obbligo di registrazione delle fatture. Tra gli svantaggi, la non possibilità di detrazioni né utilizzo di bonus fiscali.

Obbligatorio sia per società che ditte individuali che superano soglie molto più alte - 500.000 euro per prestazione di servizi, 800.000 euro per altre attività - al Regime Fiscale Ordinario si impone una tassazione tra il 23% e il 43%, con diversi obblighi aggiuntivi: dalla fatturazione elettronica, alla dichiarazione IVA da effettuare all’Agenzia delle Entrate, dal versamento dell’IVA mensile o trimestrale, alla conservazione dei registri e dei libri.

Chiude l’elenco il regime fiscale semplificato, diverso e meno gravoso, che può essere adottato da lavoratori autonomi, professionisti, società di persone. Il tetto di reddito deve essere inferiore o uguale a 500.000 euro per coloro che hanno una impresa di servizi. Mentre inferiore o uguale a 800.000 euro per attività di cessione beni. Valgono, come per gli altri regimi obblighi precisi tra quello di tenere il registro cronologico dei pagamenti e degli incassi, avere i registri IVA per le operazioni sia attive che passive.

Emilio Sturla Furnò

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