News - 13 marzo 2025, 12:00

Universitari e lavoro: tra studio e indipendenza economica

Sempre più studenti desiderano lavorare per non dipendere dai genitori. Serve aprire una Partita IVA per un impiego part-time? Facciamo chiarezza su normative, dati e opportunità.

Universitari e lavoro: tra studio e indipendenza economica

Negli ultimi anni, il numero di studenti universitari che scelgono di lavorare mentre studiano è in costante aumento. La motivazione principale è il desiderio di indipendenza economica, ma anche la necessità di acquisire esperienza professionale prima di entrare stabilmente nel mercato del lavoro. Tuttavia, in Italia, il fenomeno è meno diffuso rispetto ad altri Paesi europei: solo il 7,6% dei giovani tra i 15 e i 29 anni combina studio e lavoro, mentre in Germania la percentuale arriva al 45,4% e nei Paesi Bassi addirittura al 74,5%. Lavorare e studiare è una sfida possibile.
Il 64% dei laureati di secondo livello ha lavorato almeno una volta durante il percorso universitario, ma spesso in modo discontinuo o con contratti a chiamata. Molti studenti scelgono lavori part-time in settori come la ristorazione, il commercio e il turismo, che permettono una maggiore flessibilità negli orari. Il 17% degli studenti universitari italiani ha attualmente un’occupazione regolare, una percentuale in crescita rispetto al passato.
Tuttavia, non è sempre facile conciliare studio e lavoro. Gli orari accademici non sempre si adattano alle esigenze lavorative e spesso mancano misure di supporto per chi decide di intraprendere entrambe le strade.

Un giovane studente che vuole lavorare part-time deve aprire una Partita IVA?
La risposta dipende dal tipo di attività svolta. Se si tratta di un impiego subordinato, ovvero con un contratto di lavoro dipendente (come un contratto part-time, a chiamata o a tempo determinato), non è necessaria una Partita IVA. Il datore di lavoro si occuperà di versare i contributi previdenziali e di trattenere le imposte direttamente in busta paga.
L’apertura di una Partita IVA diventa necessaria solo se il lavoro viene svolto in maniera autonoma e continuativa, come libero professionista o freelance. Ad esempio, se uno studente lavora come grafico, social media manager o tutor privato senza un contratto di assunzione, dovrà aprire una Partita IVA per poter emettere fatture e rispettare gli obblighi fiscali.

Esistono diverse opzioni contrattuali. 
Il più comune è il Contratto part-time che prevede un numero di ore ridotte rispetto al tempo pieno, permettendo di conciliare studio e lavoro.
Il Contratto a chiamata è molto diffuso nella ristorazione e nel commercio, permette di essere chiamati dal datore di lavoro solo quando necessario, garantendo una certa flessibilità.
Esiste il Tirocinio retribuito che offre l’opportunità di fare esperienza nel settore di interesse, spesso con un rimborso spese.
Il Lavoro autonomo occasionale può essere applicato se l’attività è svolta saltuariamente e non in modo continuativo, in questo caso si può rientrare nel regime del lavoro autonomo occasionale, senza necessità di aprire una Partita IVA, purché non si superino i 5.000 euro di compensi annui.
Lavorare mentre si studia è una scelta sempre più diffusa tra i giovani, ma in Italia rimane meno praticata rispetto ad altri Paesi europei. Per chi vuole lavorare per esempio in un negozio part-time, l’opzione più adatta è un contratto di lavoro subordinato, che non richiede l’apertura di una Partita IVA. Per chi invece svolge un’attività autonoma e continuativa, la Partita IVA diventa necessaria, con tutti gli oneri fiscali e burocratici che ne conseguono.

È fondamentale che gli studenti siano informati sulle diverse possibilità lavorative e sui relativi obblighi fiscali, così da fare scelte consapevoli e sostenibili per il proprio futuro.

Stefano Farinetti

SU