Non perdetevi la nuova rubrica -Turismo- a cura di Zaki Lombardo, un appuntamento fisso tra le pagine della testata per le nostre Partite IVA. Un luogo di incontro per amanti del settore.
Un viaggio fra le imprese che muovono il turismo italiano, ma non solo, anche tante curiosità, sfide, opportunità e nuove strade da solcare per chi di turismo ne fa una passione. Ci immergeremo con uno sguardo attento e curioso nelle realtà culturali, naturali ed imprenditoriali che rappresentano le bellezze del nostro paese.
Parte oggi la prima puntata della nostra rubrica settimanale.
Quando parliamo di turismo “mordi e fuggi” stiamo parlando di quelle visite di poche ore, dove forse poi non ci rimane nulla di ciò che abbiamo visto, ma che serve comunque per fuggire dalla solita routine.
Si parla spesso di overtourism, ma non viene mai guardato in termini economici. Il turismo “mordi e fuggi” rappresenta un costo milionario per le amministrazioni locali, sia per le città d’arte come Venezia, Roma, Firenze, che subiscono danni per circa 20milioni di euro, sia per realtà minori come, ad esempio per, Verona, Napoli, Perugia o Siena, dove si spendono circa 7milioni di euro l’anno. Non da meno sono i costi che gravano sulle destinazioni marine, montane o che si affacciano sulle rive di laghi. Le amministrazioni locali impiegano ingenti risorse economiche per cercare di coprire i maggiori costi e oneri necessari per gestire l’aumento dei turisti che le visitano, soprattutto quando si tratta di ospiti “mordi e fuggi”.
I sindaci devono organizzare e gestire mezzi di trasporto, potenziandone le attività, assicurare un servizio sanitario efficiente, controllare il traffico, allungare l’orario di lavoro del personale della polizia locale e dei servizi chiave come quello della raccolta dei rifiuti e la manutenzione del territorio.
Tutte le spese che le amministrazioni devono mettere in campo per creare servizi pubblici ‘maggiorati’ rispetto a quelli normalmente in uso, rappresentano un costo troppo elevato rispetto al beneficio che comporta un turismo di questa tipologia.
Massimo Feruzzi, amministratore unico di JFC (società di marketing turistico), stima che per affrontare l’overtourism il costo medio sia di 2,9 euro per ospite al giorno che diventano 4,7 euro per una città come Venezia. Per grandi città d’arte si arriva a 20 milioni l’anno che scende a un massimo di 7 per le località marine più importanti. La situazione è analoga per i piccoli comuni che si trovano ad affrontare questa situazione contingente devono investire almeno 400mila euro l’anno.
Per questo motivo, la tendenza per alcune realtà è quella di imporre una tassa d’ingresso, cercando così di affrontare una problematica a cui non si riesce ancora a dare una soluzione.
Quest’anno raddoppia il numero dei giorni in cui i turisti dovranno pagare il «contributo di accesso» in vigore dal prossimo 18 aprile per visitare Venezia. Non solo, anche il costo sarà maggiorato, passando da 5 euro attuali ai 10 euro dal prossimo 25 aprile.
Altre destinazioni stanno adottando questa metodologia, pensiamo per esempio alle Cinque Terre, che hanno imposto, anch’esse una tassa di entrata per i turisti, per scoraggiare un turismo massiccio e troppo confusionario. La necessità di preservare il patrimonio culturale e naturale delle nostre destinazioni rappresenta al momento un ruolo centrale.
Diverse sono le visioni su queste modalità di risposta all’overtourism, ma per quanto fatto finora, non sembra arrivare una soluzione concreta ed efficace. Serve rafforzare maggiormente il dialogo fra i diversi stakeholders per trovare una strada comune.