News - 28 febbraio 2025, 19:30

Trump pensa in grande: arriva la “Gold Card” da 5 milioni di dollari per la residenza permanente negli Stati Uniti

Trump punta sugli investimenti esteri: ecco la “Gold Card” da 5 milioni di dollari

Trump pensa in grande: arriva la “Gold Card” da 5 milioni di dollari per la residenza permanente negli Stati Uniti

Donald Trump fa ancora parlare di sé con un annuncio destinato a far discutere: l’introduzione della cosiddetta “Gold Card”, un programma di visti che consentirebbe a chi investe almeno 5 milioni di dollari di ottenere la residenza permanente negli Stati Uniti. Oltre alla possibilità di risiedere e lavorare oltreoceano, i possessori di questo nuovo visto speciale beneficerebbero di un percorso agevolato verso la cittadinanza americana, una prospettiva che sta già suscitando un vivace dibattito tra analisti e professionisti del settore.

La “Gold Card” andrebbe a sostituire l’attuale EB-5, nato nel 1990, il quale richiede un investimento minimo di 1 milione di dollari e la creazione di almeno dieci posti di lavoro. Secondo Trump, la precedente soglia d’ingresso sarebbe ormai inadeguata per l’economia contemporanea e rischierebbe di attrarre individui interessati a trarre vantaggio dal programma senza offrire un vero contributo allo sviluppo. Di conseguenza, l’aumento a 5 milioni di dollari punta a selezionare investitori “solidi e di successo”, in grado di spendere di più, pagare tasse più elevate e generare nuovi posti di lavoro sul territorio statunitense.

Non mancano, però, le perplessità. Il Segretario al Commercio, Howard Lutnick, ha dichiarato che la “Gold Card” dovrebbe contribuire a ridurre le frodi associate all’EB-5, poiché i controlli sarebbero più rigorosi e il costo più elevato scoraggerebbe speculazioni di bassa lega. Tuttavia, alcuni esperti temono che un importo così alto possa rivelarsi un deterrente, soprattutto se confrontato con i programmi di altri Paesi che offrono opportunità simili a cifre più contenute. L’obiettivo di Trump sarebbe infatti vendere fino a 10 milioni di “Gold Card” e incassare 50.000 miliardi di dollari, un traguardo che solleverebbe parte dell’onere del deficit federale di 1.600 miliardi. Per molti analisti, però, si tratta di cifre ambiziose, se non addirittura irrealistiche.

A suscitare controversie è anche l’eventuale accesso di figure “scomode” o discusse, come gli oligarchi russi. Alla domanda su questa possibilità, Trump avrebbe replicato con un laconico “Sì, forse. Conosco alcuni oligarchi russi che sono persone simpatiche”, una dichiarazione che ha immediatamente sollevato dubbi su criteri di selezione e sicurezza nazionale.

Nell’arena delle aziende di consulenza sull’immigrazione, la reazione è varia. Henley & Partners, che vanta una lunga esperienza nella migrazione per investimenti, ha accolto positivamente l’idea, sottolineando il fascino che gli Stati Uniti continuano a esercitare sui grandi patrimoni globali. Juerg Steffen, CEO della società, ritiene che la proposta di Trump possa dare un’ulteriore spinta agli investimenti diretti esteri, a patto che la transizione dal vecchio EB-5 alla “Gold Card” avvenga in modo fluido. Altri consulenti, però, mettono in guardia sulle tasse più alte e sulle responsabilità fiscali a cui vanno incontro coloro che ottengono la residenza americana, un aspetto che potrebbe frenare l’interesse di molti potenziali investitori.

In definitiva, la “Gold Card” si presenta come un piano audace: attirare capitali freschi, rilanciare l’economia e ridurre il disavanzo federale. Ma resta da vedere se la sfida si rivelerà un successo in grado di consolidare la posizione degli Stati Uniti come meta privilegiata per gli investimenti, o se i costi elevati e l’incertezza normativa finiranno per limitarne la reale portata. Una cosa è certa: ancora una volta, Trump ha messo sul tavolo una proposta che non passerà inosservata.

Paolo D'Ascenzi

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