News - 26 febbraio 2025, 09:00

Ritorno del nucleare in Italia, il prezzo delle bollette diminuirà?

Cosa comporterebbe il ritorno nel mix energetico del nucleare e qual è il piano attuale nel PNIEC 2024

Ritorno del nucleare in Italia, il prezzo delle bollette diminuirà?

Il lungo dibattito sul ritorno dell’energia nucleare ha portato l’Italia alla decisione di progettare e sviluppare gli Small Modular Reactors (SMR), i cosiddetti reattori ad acqua. Questa scelta, inserita nel PNIEC 2024, prevede che lo sviluppo degli SMR targettizza entro il 2030 la produzione di energia nucleare rappresenti l'11% del mix energetico nazionale. Una decisione che sarà portata avanti dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con l’obiettivo di superare il referendum del 1987 e ricomporre un quadro normativo dedicato.

La realizzazione del progetto prevede una spartizione delle quote tra le 3 società: Enel deterrà il 51% delle azioni, mentre il restante 49% sarà suddiviso tra Ansaldo (39%) e Leonardo (10%).

L’obiettivo del governo e il mix energetico: come si compone e come cambierebbe

L'obiettivo fissato dal Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica nel Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC) 2024 è che il nucleare contribuisca per l'11% al mix energetico italiano entro il 2030, con una crescita al 22% prevista per il 2050. Questo comporterà tempi lunghi per lo sviluppo e l'attuazione, sia dal punto di vista normativo che economico, vista l'importante entità dell'investimento necessario. 
I benefici potenziali del ritorno del nucleare in Italia sono molteplici, tra cui una maggiore stabilità dei costi energetici. Infatti, la presenza di un'energia stabile, non intermittente e modulabile permetterà di ridurre la volatilità dei prezzi, sia per le famiglie che per le imprese. 
Si potrebbe prevedere una diminuzione dei costi dell'energia con un conseguente diminuzione del costo delle bollette. Se il nucleare dovesse sostituire una parte delle fonti fossili, raggiungendo l'obiettivo dell'11%, non solo aumenterebbe l'indipendenza energetica del Paese, ma dovendo ridurre l’importazione di gas o combustibili fossili, l’autoproduzione di energia elettrica tramite le centrali nucleari contribuirebbe a ridurre il prezzo finale per i consumatori e le imprese. La capacità di stabilizzare le oscillazioni del prezzo energetico permetterebbe alle imprese di non dover affrontare costi maggiori come accaduto in seguito allo scoppio della guerra Russo-Ucraina. 
L'Italia sarebbe più indipendente dal punto di vista energetico e più solida, grazie a un mix energetico più variegato. Inoltre, le risorse fossili sono molto più soggette alle fluttuazioni del mercato, alla disponibilità e ai rapporti diplomatici e politici tra i vari paesi. 
Ricordiamoci anche che l’approvvigionamento del materiale e le risorse per la produzione dell’energia dell’atomo può essere conveniente tenendo in considerazione anche la capacità dell’Italia di mantenere ottimi rapporti con i paesi che hanno maggiore riserva di Uranio. 
Dal punto di vista normativo, le imprese che adotteranno energia pulita, in linea con la direzione sostenibile intrapresa dall'Unione Europea, potrebbero beneficiare di incentivi o sgravi fiscali, incentivando così gli imprenditori a preferire l’energia nucleare rispetto a quella fossile. Il ritorno a questo utilizzo energetico, se applicato e normato correttamente, permetterà un risparmio a imprese e consumatori finali, permettendo allo stato di rendersi più indipendente energeticamente, decarbonizzandosi ed essere maggiormente efficiente.

Patrick Chiavuzzo

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