La Cassa Nazionale di Previdenza (CNPR) è pronta ad attuare alcune importanti modifiche statutarie che mirano a migliorare la rappresentanza e l’equità all’interno dell'ente. Tra le novità principali, emerge l'introduzione di un nuovo titolo professionale e l’impegno verso la parità di genere. Di seguito, i punti principali delle modifiche previste:
- Cambio di denominazione: verrà introdotta la figura dell'Esperto contabile, rispondendo a un bisogno di aggiornamento nella rappresentazione delle professionalità coinvolte.
- Disciplina della parità di genere: un passo avanti per garantire un’equa rappresentanza di genere all'interno degli organi direttivi.
- Rappresentatività delle categorie di iscritti: sarà assicurata una rappresentanza inclusiva di tutte le categorie, in base a quanto previsto dall’articolo 5 dello Statuto, sia all’interno del comitato dei delegati che del Consiglio di amministrazione (CDA).
- Autonomia dal Ministero del Lavoro: viene proposta l'eliminazione del potere di designazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in merito ai membri del CDA e del Collegio sindacale. Questo cambiamento, mirato a garantire una maggiore indipendenza, si rende necessario per eliminare potenziali conflitti di interesse derivanti dal ruolo di vigilanza del Ministero sull’associazione.
- Incremento dei membri del CDA e durata dei mandati: il numero dei componenti del CDA passerà da 11 a 12, con mandati quadriennali rinnovabili fino a tre volte.
- Nuovo ruolo del Presidente: il Presidente sarà eletto autonomamente dal comitato dei delegati tramite voto segreto, con una carica limitata a due mandati.
Questi interventi, pur lodevoli, suscitano alcune perplessità. Da un lato, l'inserimento della parità di genere e l'eliminazione del potere di designazione da parte del Ministero del Lavoro rappresentano un progresso, contribuendo a una struttura più equa e indipendente. Dall’altro lato, l'aumento dei componenti del CDA solleva interrogativi, dato che il numero di iscritti alla Cassa è rimasto stabile nel tempo. Secondo alcuni osservatori, questo ampliamento appare come un’inutile moltiplicazione di "poltrone," destinata a pesare sui costi dell'ente.
Un’altra criticità riguarda il limite di mandati per il Presidente, introdotto in nome di una maggiore democraticità. Tuttavia, l’articolo 29 comma 8 dello Statuto specifica che, ai fini del limite massimo, si terranno in conto solo i mandati successivi all’entrata in vigore di questa nuova disposizione. Questo significa che l’attuale Presidente, nonostante abbia già completato tre mandati consecutivi da Consigliere, potrà ricandidarsi nella nuova veste di Presidente per altri due mandati, estendendo così il suo incarico fino a un totale di vent'anni.
Inoltre, la previsione di eleggere il Presidente tra i delegati, anziché tra i consiglieri, rischia di ridurre il pool di professionalità disponibili per il CDA. I potenziali candidati alla Presidenza, in caso di mancata elezione, si troverebbero automaticamente esclusi dal CDA, penalizzando l’accesso di profili qualificati a ruoli decisionali.
Le considerazioni del Dott. Marcello Guadalupi, Presidente SIC, e Dott. Giuseppe Diretto, Presidente UNAGRACO, evidenziano il valore delle riforme proposte ma anche i limiti e i rischi che potrebbero sorgere dall’attuazione pratica di queste novità.