PMI - 22 ottobre 2024, 08:00

Congiuntura Confcommercio: quadro economico ancora fragile, difficile obiettivo crescita 1% in 2024

Congiuntura Confcommercio: quadro economico ancora fragile, difficile obiettivo crescita 1% in 2024

Pil +0,2% a ottobre e consumi +0,1% a settembre. Bene trasporti aerei (+11,6%), beni e servizi per la comunicazione (+5,9%) ed elettrodomestici (+4,1%), in calo mobili e arredamento (-4,6%) e automotive (-4%). Confermato il rallentamento del turismo, soprattutto nella componente interna

L’inizio dell’autunno non sembra aver diradato le molte ombre che caratterizzano l’attuale situazione congiunturale. La nostra economia, all’interno della quale non mancano moderati spunti di vivacità, sembra essere tornata a viaggiare a ritmi molto modesti, i quali, pur non prefigurando una reale stagnazione, non possono essere valutati come una vera crescita.

La revisione dei conti nazionali e quella dei più recenti profili trimestrali non ha aiutato a delineare un quadro congiunturale più chiaro. Le stime effettuate con i nuovi dati e la considerazione delle più recenti informazioni in alta frequenza conducono a disegnare un terzo trimestre in moderata crescita (+0,3%), rivedendo, quindi, al rialzo la valutazione di stagnazione offerta un mese fa.

Non cambia, invece, la ben fondata sensazione di fragilità del quadro economico, caratterizzato da un inceppamento grave del circuito redditi-fiducia-consumi.

La crescita dell’occupazione si sarebbe arrestata sui livelli massimi durante il bimestre settembre-ottobre, a fronte di buone dinamiche nel settore delle costruzioni che quasi compensano i vuoti avvertiti nell’indice della produzione industriale. Il fatturato dei servizi, nel terzo trimestre, risulterebbe moderatamente crescente, nonostante un andamento delle presenze turistiche piuttosto insoddisfacente nella metrica dei dati provvisori. Non escludiamo una revisione al rialzo dei suddetti dati.

Nel complesso, i consumi, misurati dall’ICC, dovrebbero aver mostrato una marginale crescita in settembre (+0,1%), tanto in termini tendenziali quanto nella formulazione della variazione congiunturale su dati destagionalizzati.

Il PIL è atteso aumentare dello 0,2% su settembre, con una variazione dello 0,8% nel confronto annuo (tab.1).

Non sembra facilmente raggiungibile il traguardo di crescita all’1% per il 2024, pure tenendo conto di uno o due decimi di punto aggiuntivi derivanti dal maggiore numero di giornate lavorative dell’anno in corso rispetto al 2023. Una stima più attendibile collocherebbe la crescite a +0,8% o +0,9%. La questione dei decimali assume rilievo nell’ottica del raggiungimento di un indebitamento in rapporto al PIL al di sotto del 3% già nel 2026.

L’inflazione, che aveva rappresentato il problema principale degli ultimi anni, sembra essere tornata alle dinamiche sperimentate nel periodo pre-pandemico.

La nostra stima è di una variazione congiunturale nulla nel mese di ottobre e dello 0,9% nel confronto annuo. Il modesto aumento tendenziale non modifica le stime di una crescita dei prezzi prossima all’1% nell’intero 2024. Se queste dinamiche, unitamente agli andamenti dell’occupazione e delle retribuzioni, rappresentano un fattore di potenziale ripresa dei consumi, non va trascurato che, in assenza di una politica monetaria più coraggiosa da parte della BCE, il permanere di un costo del denaro elevato rappresenta un freno alle scelte delle famiglie e alle decisioni d’investimento delle imprese.

ICC (INDICATORE CONSUMI CONFCOMMERCIO)

A settembre 2024 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha mostrato una piccola variazione (0,1%) rispetto allo stesso mese del 2023 (tab. 2), confermando il permanere di una situazione di debolezza sul versante dei consumi. Il dato dell’ultimo mese è sintesi di una lieve riduzione della domanda per i beni (-0,1% nel confronto annuo) a cui si è associata una crescita dello 0,4% per i servizi.

La mancanza di slancio della domanda delle famiglie è sottolineata anche dal dato congiunturale destagionalizzato, che registra una variazione dello 0,1% segnalando, al suo interno, una preoccupante tendenza alla riduzione della spesa per i servizi, elemento già emerso ad agosto.

LE DINAMICHE TENDENZIALI

Le stime per il mese di settembre 2024 indicano, a livello di macro-funzioni di consumo, il permanere di dinamiche articolate. Spunti di miglioramento si rilevano per i trasporti aerei (+11,6%), i beni e i servizi per la comunicazione (+5,9%), gli elettrodomestici (+4,1%), i carburanti (+2,9%) e i servizi ricreativi (1,2%).

Il modesto miglioramento stimato nel confronto annuo per l’abbigliamento e le calzature (+0,7% su settembre 2023) sembra riflettere più che un’inversione di tendenza gli effetti una diversa situazione meteorologica. Elemento che dovrebbe aver contribuito anche al calo della domanda di energia elettrica (-1,1%).

I segnali di rallentamento della domanda per i servizi legati al turismo, già osservati nei mesi precedenti, sembrano confermati a settembre. La nostra stima è di una variazione su base annua per il comparto degli alberghi e pubblici esercizi nulla. Sulla base delle indicazioni provvisorie, relative ai primi otto mesi del 2024, la tendenza al rallentamento origina principalmente dalla componente interna che, al momento, continua ad essere compensata dal turismo straniero.

Anche a settembre il settore dell’automotive permane in territorio negativo (-4,0%), accentuando le difficoltà di questo segmento, con effetti negativi su tutta la filiera. Elementi di debolezza continuano a interessare anche altre funzioni di consumo più tradizionali come i mobili e agli articoli di arredamento (-4,6% su base annua).

Relativamente agli alimentari, altro settore in deciso ridimensionamento negli ultimi anni, il dato di settembre (-0,3% sullo stesso mese del 2023) sembra indicare come il recupero di agosto rappresenti più un riassestamento nei comportamenti di spesa delle famiglie che l’inizio di una fase meno problematica. D’altra parte, per questa, come per altre funzioni di spesa, esistono dei fattori strutturali legati alla demografia, alle dimensioni dei nuclei familiari e alle mutate abitudini di vita che rendono complesso il ritorno sui livelli sperimentati in passato.

TAB. 2 – VARIAZIONI TENDENZIALI DELL’ICC IN QUANTITA’ (dati grezzi)

Fonte: Istat e previsioni Ufficio Studi Confcommercio

PREZZI AL CONSUMO: LE TENDENZE A BREVE TERMINE

Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo, si stima per il mese di ottobre 2024 una variazione nulla dell’indice in termini congiunturali e una crescita dello 0,9% su base annua. Il lieve aumento della variazione tendenziale è in linea con le attese e coerente con la stima di una crescita dei prezzi al consumo prossima all’1% nella media del 2024.

Il ritorno dell’inflazione sui valori che le famiglie avevano sperimentato negli anni precedenti la crisi pandemica potrebbe rappresentare, unitamente alle dinamiche occupazionali e reddituali, la leva per il recupero della domanda, quanto mai necessario per migliorare le deboli prospettive di crescita, ma del quale si intravedono pochi e sporadici segnali.

TAB. 3 – STIMA DELLA VARIAZIONE DEI PREZZI AL CONSUMO

Fonte: Istat e previsioni Ufficio Studi Confcommercio

CONGIUNTURA CONFCOMMERCIO è uno strumento di analisi che Confcommercio mette a disposizione dei propri associati e di tutti coloro che sono interessati alla dinamica di breve periodo del PIL, della spesa reale delle famiglie e dei prezzi delle principali voci di consumo.

Il PIL mensile viene calcolato utilizzando la metodologia descritta nella nota tecnica sulla stima dell’ICC, del Pil mensile e dei prezzi al consumo pubblicata il 3 dicembre 2019. Si considerano 6 indicatori mensili (indice di produzione industriale, indicatore dei consumi Confcommercio (ICC), numero di occupati, clima di fiducia del commercio al dettaglio, indice dei sinistri denunciati con convenzione garanzia ponte dei dirigenti e indice del fatturato delle imprese dei servizi) e 1 indicatore trimestrali mensilizzato (deflatore del PIL). Le stime del PIL mensile rispettano l’identità contabile della contabilità nazionale che collega i livelli mensili a quelli trimestrali, quindi il PIL trimestrale pubblicato dall’ISTAT è dato dalla somma delle stime mensili nel trimestre.

I gruppi di prodotti e di servizi osservati dall’ICC sono attualmente 29, che complessivamente rappresentano, nell’anno 2023, il 60,9% del valore dei consumi effettuati sul territorio. Per i servizi l’incidenza è del 34,9% e per i beni è dell’88,7%. Escludendo le spese relative ai fitti figurativi dal totale dei consumi e dei servizi di Contabilità Nazionale la rappresentatività, stimata, sale al 70,6% per il totale dei consumi e al 47,5% per i servizi.

La base per i livelli in volume è rappresentata dall’anno 2015. Come indici di prezzo delle serie elementari si è utilizzato il relativo NIC a base 2015. Per l’abbigliamento e le calzature le serie elementari sono deflazionate con l’IPCA.

 

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