A fine novembre, la COP28 ha preso il via, ma l’inizio non è stato dei più promettenti: gli Emirati Arabi Uniti, leader nella produzione di petrolio, sono finiti sotto il fuoco delle critiche come Paese ospitante, e così anche Sultan Al Jaber, presidente della COP28, nel mirino per presunti conflitti di interesse.
I negoziati non sono stati facilitati nemmeno dalle proteste e dalle notizie giunte da Ucraina e Medio Oriente.
Ma la versione finale del Global Stocktake, il testo principe di questa COP, ha infine visto la luce e l’approvazione delle parti ieri mattina, dopo giorni di intensissime trattative. Il documento è stato parzialmente riscritto tra martedì e mercoledì notte, in seguito alle pesantissime critiche ricevute dalla bozza precedente, per l’assenza di menzioni ai combustibili fossili.
Nella versione finale approvata ieri il riferimento c’è, ma non si parla di ‘phase out’, piuttosto di ‘transitioning away’, indicando un “allontanamento graduale dall’uso dei combustibili fossili, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050, in linea con la scienza”.
Alla chiusura della plenaria, l’Unione Europea è sembrata soddisfatta: il commissario Woepke Hoekstra ha annunciato che “il mondo ha appena adottato una decisione storica alla COP28 per avviare una transizione irreversibile e accelerata dai combustibili fossili. Abbiamo così raggiunto l'obiettivo che ci eravamo prefissati: mantenere il limite di 1,5 °C alla nostra portata e segnare l'inizio della fine dei combustibili fossili”.
Ci aspettavamo qualcosa di più da COP28? Ovviamente.
Dobbiamo però celebrare la conquista fondamentale di oggi: “l’inizio della fine per i combustibili fossili”, un punto da cui non si potrà più tornare indietro.