PMI - 28 agosto 2023, 15:14

Riforma fiscale: sul tavolo anche concordato preventivo per Pmi e Partite Iva

Riforma fiscale: sul tavolo anche concordato preventivo per Pmi e Partite Iva

Riprendono le attività governative. Prima di chiudere le porte del Parlamento per la pausa estiva, il Governo aveva approvato il disegno di legge delega per la riforma fiscale. Una volta approdato in Gazzetta ufficiale e attesi i 15 giorni previsti dall’iter di legge, l’Esecutivo ha a disposizione 24 mesi per l’approvazione dei decreti legislativi attuativi che tradurranno in norme effettive la riforma. Ora con i tempi ci siamo e si attendono i decreti.

Fra le varie novità in arrivo con questa riforma fiscale, c’è la proposta di un concordato preventivo biennale per Pmi e Partite Iva, una sorta di patto tra Agenzia delle Entrate e contribuenti che bloccherebbe le tasse a piccole imprese e professionisti per due anni.

Vediamo da vicino cosa è e come funziona.

Come abbiamo detto, sarà l’Agenzia delle Entrate a proporre questo concordato sulla base dei dati che ha a disposizione sull’attività economica del contribuente. Nel dettaglio, il Fisco analizzerà i dati che arrivano dalla fatturazione elettronica, dagli scontrini telematici e, sulla base di questi, farà una stima del reddito del soggetto, stabilendo una base imponibile che verrà assoggettata a tassazione. Tale base imponibile, ai fini delle imposte sui redditi e dell’Irap, sarà “bloccata” per due anni e il contribuente sarà chiamato a pagare lo stesso ammontare di imposte anche nei casi in cui il reddito subisca variazioni, in aumento o in flessione. In questo calcolo, non sarà compresa l’Iva che continuerebbe ad essere versata in base alle operazioni effettivamente realizzate. Se il contribuente accetta il valore ipotizzato, non dovrà pagare nessun’altra imposta. L’impresa o il professionista possono, ovviamente decidere in piena autonomia, non sono obbligati ad accettare il concordato. 

La logica per l’accesso al concordato preventivo è quella del regime premiale: chi raggiunge un voto dall’8 a salire, adeguandosi quindi al risultato atteso dagli indicatori del Fisco, le cosiddette pagelle fiscali, potrà avere una corsia preferenziale.

La fatturazione elettronica rappresenterà, comunque, la prima fonte di informazione del Fisco, la base su cui i cervelloni tecnologici, andranno a studiare la vita fiscale di un’attività produttiva, sia essa piccola e media impresa, sia libero professionista. Nel 2022 sono passate dal Sistema di interscambio dell’Agenzia delle Entrate, 2,2 miliardi di fatture elettroniche e il numero di soggetti che ha compilato e spedito una fattura elettronica ha superato i 5,5 milioni con una crescita di oltre il 41% rispetto al primo anno dell’obbligo tra privati. Numero destinato a crescere ulteriormente se si pensa che dal 2024 l’obbligo sarà esteso anche a tutte le partite Iva nel regime forfettario senza più gli esoneri attuali. 

A svolgere un ruolo importante in questo processo ci sarà anche il braccio operativo Sogei-Sose, la prima è il partner tecnologico unico del Mef, la seconda è la società partecipata da Mef e Banca d’Italia che si occupa dell’elaborazione degli ISA - Indici Sintetici di Affidabilità fiscale, meglio conosciuti come pagelle fiscali (di cui sopra), che hanno preso il posto degli studi di settore. La crescente sinergia tra Sogei-Sose dovrebbe portare alla fusione delle due società che permetterà al governo e all’amministrazione finanziaria di disporre di un braccio operativo in grado di accelerare i progetti di sviluppo tecnologico e di integrare anche le altre banche dati “esterne” all’Anagrafe tributaria. 

Tutto questo al momento è solo sulla carta, perché in attesa dei decreti attuativi della delega, molte decisioni devono essere ancora pienamente definite. 

Attendiamo i successivi sviluppi.

 

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