Si è svolto in questi giorni a Roma, uno degli eventi più attesi per gli appassionati di libri, per chi ama la lettura, per chi magari desidera incontrare da vicino il proprio scrittore preferito e rivolgergli forse quella domanda che gli era rimasta nella testa, dopo aver letto il suo ultimo libro. Stiamo parlando di Libri Come, Festa del Libro e della Lettura, giunta alla sua XIV edizione, che ha avuto luogo presso l’Auditorium Parco della Musica.
Da tanti anni, questo appuntamento anima la primavera romana, portando nella Capitale i più grandi scrittori della scena contemporanea. Così, anche quest’anno, abbiamo visto nome internazionali come Ian Mc Ewan, Emmanuel Carrère, Javier Cercas, David Grossman, Daniel Pennac, solo per citarne alcuni. Tra gli italiani, c’erano Niccolò Ammaniti, Alessandro Barbero, Paolo Giordano, Dacia Maraini, Melania Mazzucco, Romana Petri, Rosella Postorino, Massimo Recalcati, Domenico Starnone, Sandro Veronesi, Zerocalcare e tanti, tanti altri ancora.
Sale gremite e biglietti esauriti per oltre cento appuntamenti, tra incontri, lezioni, dialoghi, proiezioni, che hanno registrato un totale di 15.000 presenze, con un incremento del 20% di pubblico, rispetto all'edizione precedente. Un successo che ogni anno si ripete, si rinnova e che non lascia sorpresi.
Anche quest’anno, per la manifestazione, prodotta dalla Fondazione Musica per Roma, gli organizzatori hanno scelto un tema chiave, un tema che attraversa, in modi diversi, i libri presentati e che investe, oggi più che mai, le nostre vite, la nostra quotidianità, la storia universale del mondo contemporaneo, segnando inesorabilmente l’epoca i cui viviamo.
Il tema scelto quest’anno è “Potere”, una parola, per alcuni versi, ingombrante, ambigua nella sua doppia accezione di verbo e sostantivo, declinata in tutte le sue forme e possibili interpretazioni. Così, da un lato si è “parlato”, attraverso i libri proposti, attraverso la potenza incombente di questo sostantivo, di libertà negate, di diritti negati, di democrazie malate, di sopraffazione, di storie di dolore, di smarrimento, di rabbia; e dall’altro, si è parlato anche di storie di tenacia, di coraggio, di attivismo, di riscatto, di speranza, di futuro, di cambiamento, storie che fanno eco all’altra faccia della parola potere, quella declinata nella sua accezione di verbo, legata alla sua origine etimologica, dal latino possum, che vuol dire avere la facoltà, essere in grado, essere capace di, in questo casodi agire, di trasformare, di incidere, di generare cambiamento attraverso la riflessione, la conoscenza, la comprensione non solo della realtà che ci circonda, quella delle nostre esistenze, quella del nostro mondo interiore, ma anche quella del mondo esterno vicino e lontano da noi.
Perché è questo che fa, in fondo, un buon libro, mettere in relazione mondi diversi, anche lontani, attraverso quel dialogo invisibile che potenzia l’umanità, che apre spazi immensi dentro di noi, su noi stessi e sul mondo, capaci di far germogliare quel seme sempre pronto a far fiorire nuovo cielo e nuova terra.
Luogo privilegiato in si incontrano gli innumerevoli mondi possibili che nascono dai libri, è sicuramente la scuola, a cui quest’anno gli organizzatori, hanno voluto dedicare più spazio, facendo iniziare la manifestazione proprio in alcuni istituti scolastici superiori romani, dove scrittrici e scrittori, hanno incontrato studenti e insegnanti. Perché se c’è un luogo dove si può e si deve sviluppare il potere di immaginare, di realizzare e di costruire un mondo nuovo, quello non può che essere la scuola.