L’anno scorso di questi tempi si vedevano molte più luminarie natalizie, negozi sfavillanti e i soliti Babbo Natale a penzoloni dai balconi. Quest’anno, evidentemente, la musica è cambiata.
L’anno scorso di questi tempi si vedevano molte più luminarie natalizie, negozi sfavillanti e i soliti Babbo Natale a penzoloni dai balconi. Quest’anno, evidentemente, la musica è cambiata e non solo perchè i DCPM che si susseguono non ci permettono quasi nemmeno di pianificare l’albero o il presepe ma perchè non si sente nemmeno un briciolo di atmosfera natalizia.
A spegnere gli entusiasmi, certo, è in primis il Covid-19 ma, non secondariamente, siamo anche noi che, per la maggior parte, non abbiamo stimoli e non sentiamo quella gioia che di solito permea dicembre e anticipa il Natale.
Parlando con i negozianti, prima degli auguri di rito, si attiva il “cahier dé doleance” che è del tutto condivisibile ma che contribuisce a offuscare sempre di più quello che per molti è il periodo più bello dell’anno.
Alla crisi economica bisogna aggiungere le preoccupazioni di ordine sociale (quanti nuovi poveri, quante crisi familiari dovute alla perdita del lavoro e all’avanzata dello strozzinaggio e dell’usura) e, aggiungo, quelle di ordine morale.
Sì, perchè Natale porta con sé il senso del ricongiungimento, della famiglia, e tenere le famiglie divise il giorno di Natale non può far altro che appesantire quel fardello psicologico che ci portiamo sulle spalle da mesi. Ci sono anziani che vivono soli, in Comuni diversi dai familiari, che aspettano solo il momento di baciare i nipotini, e che non sono così digital da inviare emoticon cuoricini…
Cosa c’entra tutto questo con imprese e professionisti? Pensiamoci: ognuno di noi, qualsiasi sia la nostra professione, è prima di tutto un essere umano. I più sfortunati, poi, hanno perso qualche caro durante e per colpa della pandemia, senza poterlo nemmeno salutare e Natale era sicuramente il modo per tenersi vicino chi è rimasto nella solitudine.
Chi ha ancora la possibilità di farlo avrebbe potuto, coscienziosamente, riunirsi ai propri cari per festeggiare il Natale facendosi regalare quella resilienza e quell’ottimismo di cui i “nonni” sono portatori e quella loro grande saggezza che ci infonde speranza nel futuro. Nonostante i DCPM. Nonostante chi pensa che non siamo in grado di gestire la nostra prossimità, di tutelare i nostri anziani, le nostre famiglie. Perchè non siamo tutti vacanzieri discotecomani aggregatori e dispensatori di virus.
E allora faremo “Natale con i tuoi” conviventi, con il sorriso a metà e con la telefonata ai nonni che ci regaleranno un sorriso anche da lontano, e confidando in una Pasqua – speriamo davvero – con chi vuoi.