Nell’ampio programma da lei messo in campo per queste Regionali 2023, spicca la questione della sostenibilità, della transizione ecologica incrementando l’impiego di energie rinnovabili, favorendo lo sviluppo di prodotti e processi green e promuovendo un’economia circolare nell’industria come nell’agricoltura. Quali sono gli altri punti cardine del Suo programma?
“La transizione ecologica è un punto di riferimento per i governi di tutto il mondo, di qualsiasi orientamento, dunque è logico che anche la Lombardia si richiami a questo principio ispiratore. Per esempio, è importante che le imprese industriali e agricole, piccole o grandi, diventino autoproduttrici di energia, con notevoli benefici sia economici che ecologici. Io penso alla creazione di “comunità energetiche”, che sarebbero un punto di riferimento importante dei territori. Quanto al resto, la priorità è ovviamente rappresentata dalla sanità, la voce di gran lunga più importante del bilancio regionale. Mancano medici e infermieri, le liste d’attesa sono intollerabili. Al mio arrivo all’assessorato, in piena pandemia, ho trovato una situazione fuori controllo: non esisteva neppure una mappatura delle liste d’attesa, sia per le visite che per gli interventi ospedalieri. Questa è una delle ragioni per cui ho deciso di candidarmi alla guida della Regione. Fra i nostri obiettivi di legislatura più importanti, cito: il bando per la messa a gara delle ferrovie regionali, per chiudere il capitolo della disastrosa gestione Trenord; il raddoppio dei fondi da destinare alla cultura da 50 a 100 milioni di euro (oggi siamo penultimi in Italia, davanti solo alla Basilicata); il censimento e la bonifica immediata di tutte le discariche abusive; un grande piano di marketing internazionale, con Road Show nelle più importanti città del mondo, per favorire le esportazioni dei nostri prodotti e pubblicizzare la bellezza dei nostri territori, con importanti ritorni sui settori turistico ed enogastronomico; la ripresa di un piano di edilizia residenziale pubblica; investimenti in ricerca e innovazione, istruzione e formazione, e molto altro ancora”.
In Lombardia hanno sede oltre 800.000 imprese, pari al 18,5 per cento del totale nazionale e le Partite Iva sono in continuo aumento rappresentando una grande fetta del motore economico regionale e nazionale. Quali azioni sono previste nel Suo programma per il sostegno alla Piccola Media Impresa e alle Partite Iva?
“Noi siamo schierati dalla parte di chi, lavorando, produce la ricchezza per sé e per gli altri. Vogliamo sostenere le imprese e i lavoratori, i commercianti e gli artigiani lombardi, attraverso la digitalizzazione, la crescita e la formazione continua del capitale umano. E’ necessario il rafforzamento strutturale e finanziario delle aziende, la riconfigurazione strategica delle filiere, lo sviluppo e la diffusione di una imprenditorialità moderna. La Regione si deve impegnare a superare le difficoltà che ostacolano l’incontro fra la domanda e l’offerta di lavoro. Per vincere la competizione, le imprese devono disporre di risorse umane adeguate, in termini sia quantitativi che qualitativi. La Lombardia deve essere più attrattiva, rispetto a oggi, soprattutto per le persone giovani, che sono più propensi a spostarsi da un territorio all’altro. Aggiungo che il processo di espulsione dai centri storici dei commercianti e degli artigiani, dovuto soprattutto alla crescita dei prezzi di immobili e locazioni, è sbagliato e pericoloso. Noi abbiamo il dovere di intervenire, anche finanziariamente. I negozi, le piccole attività, sono la vita stessa dei nostri quartieri, questa rete è il substrato sociale che garantisce servizi e qualità della vita a tutti i cittadini. Noi sosterremo le PMI e le partite Iva nei processi di digitalizzazione e informatizzazione, aiutandole ad avere accesso al credito. E da parte nostra, procederemo a una completa informatizzazione della PA, semplificando e sburocratizzando al massimo tutte le procedure”.
Potrebbe illustrare ai lettori del Giornale delle Partite Iva come verranno utilizzati, nel Suo programma oltre a quelli già descritti, gli 11,5 miliardi previsti dal PNRR per la Lombardia?
“Principalmente, ma non esclusivamente, per l’ammodernamento della rete infrastrutturale. Alla rete ferrioviaria, in particolare, sono destinati oltre 3 miliardi, alla digitalizzazione 300 milioni. Tengo a precisare che questi soldi solo in parte saranno spesi direttamente dalla Regione (circa 2 mld) mentre la più parte sarà erogata ai Comuni attraverso i bandi. Il 2023 sarà un anno decisivo: finora l’attenzione si è concentrata sulle riforme da fare, ma da quest’anno prenderà il via la fase di spesa e rendicontazione. I controlli dell’Unione europea saranno stringenti (ed è un bene). Pertanto è decisivo che alla guida della Regione ci siano persone di assoluta preparazione e competenza, anche tecnica. Voglio aggiungere, visto che siamo in argomento, che la partita decisiva della Lombardia si gioca sulla capacità di attrarre investimenti internazionali. L’Italia, da questo punto di vista, è il fanalino di cosa dell’Unione Europea. La Lombardia deve invertire la tendenza. Io da sola, con il mio progetto “One Billion”, ho saputo convincere un importante fondo internazionale a investire un miliardo di euro, con l’ambizioso obiettivo di portare le province meno sviluppate al passo delle altre”.
Entrando più nello specifico sul lavoro in Lombardia – come Lei sa – è tra i problemi più sentiti dagli italiani dal quale deriva la necessità di nuovi slanci, nonché di una equa retribuzione, di una maggiore sicurezza in azienda, una risoluzione delle ataviche problematiche delle Partite IVA e anche le pensioni, la tassazione sempre più pesante per le PMI. Quali sono le sue proposte per la Regione?
“Innanzitutto propongo di partire da istruzione e formazione. È assurdo che le imprese non trovino i lavoratori, e che i giovani escano da scuola e università con competenze non richieste. Dunque occorre uno sforzo congiunto fra imprese, scuola, università e Regione, per favorire una formazione professionale utile a incrociare l’offerta. Noi vogliamo dichiarare una lotta senza quartiere alla dispesione scolastica e al fenomeno dei NEET. Nessun giovane deve più uscire dalla scuola senza almeno un diploma di apprendistato. Per fare crescere le retribuzioni, l’unica possibilità è lo sviluppo dell’economia: non esiste nessuna “decrescita felice”. La Regione può svolgere un ruolo importante, con la green economy e le altre iniziative di cui abbiamo già parlato, ma anche con la sicurezza: ogni incidente sul lavoro è una perdita secca per tutta la società: non solo per il lavoratore e la sua famiglia, ma anche per l’impresa coinvolta e per i conti pubblici, pagati dalla collettività. Noi vogliamo aiutare le giovani coppie con un “voucher” per la casa, anche per contrastare la denatalità, e finanziare i giovani che lanciano le start up. Tutte misure finalizzate al sostegno del lavoro e del popolo delle Partite Iva. Tasse e pensioni, come voi sapete, sono questioni al di fuori dall’ambito di competenza della Regione. Quando saremo al governo, studieremo delle misure ad hoc, compatibilmente con il quadro economico regionale”.