Tante volte in questi mesi abbiamo sentito risuonare parole come “Donna, vita, libertà”, parole che in tutto il mondo, oggi, sono diventate qualcosa di più di un semplice slogan, sono diventate il simbolo della lotta contro ogni forma di oppressione, il simbolo per l’autodeterminazione, per i diritti, non solo delle donne di quei paesi, apparentemente, lontani da noi. Quello che sta accadendo in Afghanistan, in Iran, solo per citarne due, la feroce violazione dei diritti delle donne, il vile processo di cancellazione totale della donna dal tessuto sociale, non è, infatti, qualcosa che non ci riguarda, qualcosa lontano da noi, ma ci tocca inesorabilmente, tocca il senso stesso della democrazia, dei diritti di ognuno di noi come persona libera. Quello che sta accadendo dovrebbe farci riflettere, dovrebbe spingerci a porci delle domande, a fare qualcosa, ognuno come può nella propria vita, con gesti più o meno piccoli o grandi, dovrebbe scuotere quel senso civico, morale e soprattutto umano che ognuno di noi ha dentro e che non può restare inerte, non può volgere lo sguardo altrove.
È proprio su questa scia che nasce l’incontro “Donne, diritti, libertà”, che si è tenuto in questi giorni a Roma, promosso da Demos, Democrazia Solidale, a ridosso delle celebrazioni per la Giornata Internazionale della donna, incontro moderato da Antonella Attico, docente e Responsabile Demos VII Municipio.
“Demos, – ci ha detto la Dottoressa Attico, – è una forza politica nata negli ultimi anni, una forza che viene dal basso, dalla spinta civica di tanti cittadini impegnati attivamente nel sociale, nel volontariato, che insieme vogliono costruire, attraverso la partecipazione e l’attenzione ai bisogni del prossimo, dei più fragili, una società aperta, accogliente, più equa, in cui ritrovare quel senso profondo del nostro essere comunità che cammina insieme”.
Nei vari interventi durante l’incontro, diverse sono state le narrazioni, le storie raccontate da: Lucia Capuzzi e Antonella Mariani, giornaliste di Avvenire, che hanno illustrato il progetto giornalistico che sta dando voce, sulle pagine del loro giornale, alle donne afghane, a quelle rimaste nel paese, a quelle fuggite, che hanno lasciato il paese e a quelle che sono nei campi profughi del Pakistan; dalla Mediatrice culturale ucraina Halyna Kuryliak, vicina alle tante madri coraggio ucraine che si sono rifugiate in Italia per portare in salvo i loro bambini, ma che hanno lasciato lì mariti, fratelli a combattere una guerra assurda e che sognano di ritornare presto nella loro terra; e da Tiziana Orsi dirigente in pensione del XIII Municipio, ma presente attivamente nel sociale, rappresentante dell’Associazione Alzheimer Uniti Roma che ha illustrato le attività di sostegno e aiuto che l’Associazione porta avanti sul territorio della Capitale, sostenendo oltre 200 famiglie con all’interno malati di Alzheimer o altre patologie come la demenza.
Ecco, l’incontro ha messo insieme tante storie di vita vera, storie ferite, spezzate dall’ atrocità della guerra, dall’atrocità di cui è capace la crudeltà dell’uomo, storie di realtà difficili, poco conosciute, che si nascondono nella solitudine dei tanti quartieri alienanti delle nostre grandi città. Allo tesso tempo, ha messo insieme tanta voglia di partecipazione, di collaborazione, ha messo in ascolto il cuore, che è qualcosa di più di semplice solidarietà, qualcosa di kennediana memoria, che ci fa chiedere “cosa posso fare io”, per il mio prossimo, per il mio paese.
L’incontro ha rappresentato questo, un momento di riflessione, di ascolto, di condivisione, di esperienze a confronto, per ricordarci di non smarrire la nostra umanità, per ricordarci che il nostro impegno è parte fondante di quella democrazia che altri hanno conquistato per noi e che dobbiamo custodire come una tesoro prezioso al pari della vita, non solo nostra.
All’incontro è intervenuta anche Barbara Funari, Assessore alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale, Coordinatrice romana di Demos, che ha sottolineato l’importanza di momenti come questi, dove l’ascolto, il confronto, la condivisione, rappresentano presìdi di resistenza alla tanta disumanità che corre nel mondo. “Proprio da questi momenti di riflessione, – ha detto l’Assessore, – traiamo ispirazione per rimettere al centro le persone, per avere cura del bene comune, per compiere gesti di responsabilità capaci di cambiare il mondo intorno a noi, le realtà vicine ma anche capaci di incidere su quelle più lontane, a partire, dai nostri quartieri, dalle nostre città, ma per arrivare a costruire una nuova idea di società”.