Chi ha paura della traduzione automatica?

Chi ha paura della traduzione automatica?
Chi ha paura della traduzione automatica?

Chi ha paura della traduzione automatica? La figura del traduttore professionale

“Traduttore, chi è costui?”. Parafrasando la domanda che, nell’ottavo capitolo dei Promessi Sposi, don Abbondio si pone (“ruminava tra sé”, scrive il Manzoni) a proposito del filosofo greco Carneade. Il traduttore talvolta risulta un illustre sconosciuto, cerchiamo quindi di capire meglio in che cosa consiste questa figura professionale e in che cosa si differenzia dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

Chi ha paura della traduzione automatica? La figura del traduttore professionale. La traduzione di un testo in un’altra lingua può essere affidata a un professionista, che si distingue dalla figura dell’interprete per la natura scritta del contenuto, la quale comporta lo studio specialistico del settore e del contesto di appartenenza dell’elaborato.

Interprete e traduttore

Mentre l’interprete può tradurre simultaneamente o consecutivamente (si pensi alle conferenze, ai convegni, ma anche a riunioni, trattative, interviste e processi legali) in una vera e propria ginnastica mentale con la quale impara a sdoppiare gli emisferi celebrali, il traduttore esegue un’analisi del contenuto per cui, al fine di garantire la qualità del servizio offerto, si rende necessario un lavoro di ricerca onde poter trasformare e adattare i contenuti di qualsiasi testo come libri, articoli, manuali, contratti, brevetti, mail, solo per citarne alcuni.

Pare, tuttavia, che non sia così facile definire la traduzione, come suggerisce Umberto Eco in “Dire quasi la stessa cosa”, volume in cui ha tentato di sviscerare quest’attività complessa e dagli innumerevoli volti. Potrebbe sembrare che il problema stia tutto in quel “quasi” ma in realtà ci si interroga anche rispetto al “”dire”, alla “stessa” e soprattutto alla “cosa”.  Che cosa deve restituire di un testo un traduttore?  

Oltre a veicolare concetti, tradurre significa anche rispettare suoni e ritmi e, in particolare, riuscire a suscitare le medesime reazioni, motivo per cui, occuparsi di traduzione, non equivale a svolgere operazioni meccaniche e sempre uguali a sé stesse, anzi.

Se quindi la sensibilità del traduttore, derivata dalla capacità di ragionamento e riflessione, che l’intelligenza artificiale ancora non è in grado di attuare, è così importante, risulta opportuno chiedersi quale sia l’affidabilità della traduzione automatica rispetto alla traduzione umana.

La traduzione automatica

La traduzione automatica nasce negli anni ‘50, e si evolve da sistemi che fanno ricorso a regole ad altri basati sull’approccio statistico, che fioriscono insieme ai metodi per il trattamento dei big data e del calcolo distribuito, fino ad arrivare alle reti neurali utilizzate correntemente. Sebbene i risultati siano stati sorprendenti, rimangono alcuni problemi irrisolti che ci separano dalla cosiddetta human parity: mancanza del contesto del discorso (ogni frase è tradotta in isolamento dal resto del documento), ignoranza del contesto situazionale e culturale ed errori dovuti alla eterogeneità dei dati con cui la macchina impara a eseguire l’analisi e il riconoscimento dei termini. Non conoscendo il significato delle parole, la macchina può attribuire una frase subordinata al soggetto sbagliato, tradurre un’unità di misura (ad es. 10 Km > 10 miglia), tradurre il nome o titolo di una personalità con un’altra, causando errori catastrofici per il senso del discorso. Come dimenticare la pubblicazione di Benyamin Netanyahou che ha avuto la fortuna di incontrare il Presidente francese “François Pays-Bas” (François Hollande).

La tecnologia ha rubato i riflettori agli esseri umani in molti settori, ma la traduzione automatica, sebbene immediata ed economica, non rappresenta una minaccia per i traduttori professionisti. Il traduttore interagisce e si emoziona, possiede un bagaglio linguistico e culturale di esperienze, fondamentale a cogliere le sottili sfumature di una lingua e di un messaggio.

Chissà quanti imprenditori affiderebbero l’esito di una trattativa da migliaia di euro a un algoritmo.

Testo: Elisa Cereser, Interpreting & Translation. Info: elisacereser@yahoo.it