Nel pieno della stagione fiscale americana, l'Internal Revenue Service è al centro di una nuova crisi istituzionale. A soli tre giorni dalla sua nomina, Gary Shapley è stato rimosso dal ruolo di commissario ad interim da Donald Trump. La mossa è arrivata dopo le proteste del segretario al Tesoro, Scott Bessent, che ha accusato Elon Musk di aver influenzato la nomina scavalcando il suo dipartimento. Il caso getta nuova luce sulle tensioni interne all’amministrazione Trump e solleva interrogativi sull’indipendenza dell’agenzia fiscale più importante del paese.
Scontro tra Musk e il Tesoro
Nella settimana cruciale per le dichiarazioni dei redditi, l'IRS ha vissuto un improvviso cambio al vertice che ha fatto discutere Washington. Il presidente Trump ha rimosso Gary Shapley, nominato appena tre giorni prima, dopo che Scott Bessent, segretario al Tesoro, ha sollevato forti critiche sulla sua nomina. Secondo quanto riportato dal New York Times, Shapley sarebbe stato indicato da Elon Musk, ignorando completamente il Tesoro, a cui l’agenzia è formalmente subordinata.
Shapley, noto per il suo coinvolgimento nel caso fiscale contro Hunter Biden, era stato scelto in un momento già delicato per l’agenzia dopo aver sostituito Melanie Krause, dimessasi a seguito delle polemiche sollevate per l’utilizzo da parte del governo dei dati IRS nei controlli dell’immigrazione. La rimozione improvvisa ha accentuato le già gravi tensioni tra influenze esterne e processi istituzionali interni.
Nomina controversa
Per riportare l’IRS sotto il diretto controllo del dipartimento del Tesoro, Trump ha affidato temporaneamente l’agenzia a Michael Faulkender, vicesegretario al Tesoro e professore di finanzaall'Università del Maryland. Già parte dell’amministrazione durante il primo mandato di Trump, Faulkender è una figura di fiducia dell’attuale entourage economico presidenziale. La durata dell’incarico durerà fino alla conferma, da parte del Senato, del commissario permanente scelto da Trump: l’ex deputato Billy Long.
La candidatura di Long ha già suscitato delle perplessità, viste le sue competenze limitate in campo fiscale. Ex banditore d’aste, Long è stato legato in passato a iniziative fiscali oggetto di controversie e accuse di frode. La scelta arriva mentre Trump ha intensificato l’uso politico dell’agenzia fiscale, come dimostrato anche dalla sua richiesta di revocare a Harvard lo status di ente esente da tasse. Con milioni di contribuenti alle prese con la scadenza fiscale e un’agenzia senza guida stabile, il caos all’IRS rischia di avere conseguenze gravi ben oltre Washington.