News | 28 marzo 2025, 09:00

Maternità e Partita IVA: tra diritti e sacrifici

Le sfide tecniche ed emotive delle libere professioniste che diventano madri

Maternità e Partita IVA: tra diritti e sacrifici

Diventare madre è un’esperienza unica, ma per una lavoratrice autonoma può rappresentare una sfida complessa. A differenza delle dipendenti, le titolari di Partita IVA affrontano incertezze economiche, una burocrazia intricata e la difficoltà di conciliare lavoro e vita familiare senza il supporto di strutture aziendali.

Analizzare le tutele esistenti e i limiti della normativa sono un punto di partenza.
Le lavoratrici autonome hanno diritto a un’indennità di maternità erogata dall’INPS per un periodo di cinque mesi, corrispondente all’80% della retribuzione convenzionale giornaliera stabilita annualmente per categoria.   Tuttavia, questa somma spesso non copre adeguatamente le esigenze economiche durante la maternità.

La Legge di Bilancio 2022 ha introdotto un’estensione del congedo di maternità per le lavoratrici autonome con redditi fino a 8.972,04 euro, aggiungendo tre mesi ai cinque già previsti, portando la durata totale a otto mesi.   Nonostante ciò, l’indennità per questi ulteriori mesi scende al 30% della retribuzione convenzionale, riducendo significativamente il sostegno economico.
È importante notare che l’accesso a queste indennità è subordinato alla regolarità contributiva. Inoltre, l’assenza di un datore di lavoro implica che la gestione dell’attività rimane interamente sulle spalle della lavoratrice: la continuità lavorativa è spesso compromessa, con il rischio di perdere clienti e opportunità durante il periodo di assenza.
I dati statistici sull’impatto della maternità delle lavoratrici autonome può essere la giusta chiave di lettura.

Secondo l’Osservatorio Statistico dell’INPS, negli ultimi cinque anni si è registrato un decremento continuo delle lavoratrici autonome e domestiche che hanno usufruito dell’indennità di maternità. In particolare, tra il 2022 e il 2023, c’è stata una diminuzione del 5,8% per le autonome e dell’8,6% per le domestiche.   Questo trend potrebbe indicare sia una riduzione delle nascite sia una crescente difficoltà nell’accesso alle tutele previste.
Inoltre, un rapporto di Save the Children evidenzia che in Italia una lavoratrice su cinque esce dal mercato del lavoro dopo essere diventata madre, e il 72,8% delle convalide delle dimissioni dei neogenitori riguarda le donne.   Questo dato sottolinea le difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia, con una pressione ancora maggiore sulle lavoratrici autonome prive di tutele strutturate.
All’aspetto lavorativo si aggiunge il peso di quello emotivo che, spesso, mette tante donne difronte alla scelta tra lavoro e maternità.

Oltre alle difficoltà economiche, le lavoratrici autonome affrontano un impatto emotivo significativo. La necessità di garantire la continuità dell’attività può portare a sensi di colpa per il tempo sottratto al neonato e a stress derivanti dalla gestione simultanea di responsabilità professionali e familiari. La mancanza di supporto strutturato amplifica queste sfide, rendendo la maternità un periodo particolarmente delicato per le libere professioniste.
Per garantire un equilibrio tra vita professionale e familiare alle lavoratrici autonome, sarebbe auspicabile rivedere le indennità, ossia adeguare gli importi delle indennità di maternità alle reali esigenze economiche, considerando il costo della vita e le specificità delle diverse professioni autonome.
E’ utile semplificare l’accesso alle tutele riducendo la burocrazia e garantendo maggiore informazione sulle possibilità di sostegno disponibili.
Ultimo ma non ultimo, promuovere servizi di supporto incentivando la creazione di reti di sostituzione temporanea e la collaborazioni tra professionisti per garantire la continuità lavorativa durante la maternità.

La maternità dovrebbe essere un diritto tutelato e sostenuto, anche per chi ha scelto la strada dell’autonomia professionale. Garantire alle lavoratrici autonome le stesse opportunità di conciliazione tra lavoro e famiglia è fondamentale per una società equa e inclusiva.

Stefano Farinetti