Il rischio di mancato pagamento resta ancora la principale preoccupazione per gli esportatori
Pur essendo ottimisti, gli esportatori sono consapevoli dei rischi che gravano sul loro sviluppo internazionale. A livello globale, le imprese sono preoccupate soprattutto a causa dei rischi geopolitici, della carenza di fattori produttivi/manodopera e delle questioni concernenti il finanziamento ma il rischio per un mancato pagamento resta la principale preoccupazione.
"Abbiamo riscontrato che, a livello globale, quasi il 70% delle aziende viene pagato tra i 30 e i 70 giorni, con un numero leggermente più elevato nel Regno Unito, Francia e Stati Uniti rispetto agli altri Paesi. In un contesto di minore crescita, perturbazioni degli scambi commerciali e incertezza geopolitica, il 42% delle imprese prevede che i termini di pagamento delle esportazioni siano più lunghi nei prossimi sei-dodici mesi, il che significa una maggiore pressione sui flussi di cassa. La situazione potrebbe addirittura peggiorare. Inoltre, il 40% degli intervistati prevede, nel 2024, un aumento del rischio di mancato pagamento. Ciò è in linea con la nostra previsione di un incremento delle insolvenze aziendali a livello globale del +9% per quest'anno", aggiunge Aylin Somersan Coqui, CEO di Allianz Trade.
Il 53% delle aziende sta valutando la possibilità di trasferire le catene di approvvigionamento a causa delle crescenti preoccupazioni geopolitiche... ma saranno disposte a farlo sul serio?
Alla domanda su quali siano i tre principali rischi che minacciano maggiormente i loro siti di produzione e le loro catene di approvvigionamento all’estero, le aziende citano più spesso questioni legate al modo in cui sono strutturate le catene di approvvigionamento, come la complessità, la concentrazione o la concorrenza. I rischi legati alla geopolitica, alla politica e al protezionismo vengono menzionati solo successivamente, seguiti, a loro volta, dai rischi ESG.
"Il panorama politico, con cittadini chiamati al voto in economie che rappresentano quasi il 60% del PIL mondiale, contribuisce all'aumento dei rischi geopolitici e delle incertezze. In questo contesto, le aziende restano in attesa, concentrate soprattutto sulle prossime elezioni nazionali. Detto questo, il livello di esposizione della catena di approvvigionamento può cambiare la percezione del rischio: in generale, le imprese con lunghe catene di approvvigionamento e più della metà della produzione all'estero sono preoccupate soprattutto di un'intensificazione della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina", afferma Ano Kuhanathan, Head of Corporate Research di Allianz Trade.
In questo contesto, per mitigare le interruzioni delle catene di approvvigionamento, le società stanno migliorando principalmente la gestione dei rischi associati a esse, aumentando la due diligence ESG sui fornitori e acquistando assicurazioni sulla catena di approvvigionamento. Tuttavia, mentre il 53% degli intervistati dichiara di prendere in considerazione la possibilità di trasferire parti della propria catena di approvvigionamento a causa dei crescenti rischi geopolitici, quelli che stanno effettivamente compiendo passi concreti in questa direzione risultano essere meno numerosi: il trasferimento dei siti produttivi non figura tra le prime tre azioni su dieci proposte per mitigare le interruzioni della catena di approvvigionamento (ad eccezione del caso degli esportatori spagnoli e tedeschi).
"La diversificazione è diventata la strategia principale per avere catene di approvvigionamento resilienti ma essa comporta dei rischi, aumentando la complessità e le potenziali strozzature e non rappresenta una soluzione perfetta. Ad esempio, il 48% degli esportatori statunitensi con siti di produzione o fornitori in Cina prenderebbe in considerazione paesi dell'Asia-Pacifico o dell'America Latina per diversificare le proprie catene di approvvigionamento. Tuttavia, essi sarebbero comunque esposti alla Cina indirettamente, dato il suo ruolo fondamentale di fornitore globale nel settore manifatturiero", afferma Ana Boata, Global Head of Economic Research di Allianz Trade.
Non è in atto un decoupling completo dalla Cina. Più di un terzo delle aziende prevede di aumentare la propria presenza nel paese, mentre solo l'11% ha dichiarato di volerla ridurre. Tra coloro che hanno indicato di voler trovare alternative alla Cina, la percentuale più alta di intervistati ha citato come regione preferita l'Asia-Pacifico (37%), seguita dall'Europa occidentale (17%). Nella zona Asia-Pacifico, l'ASEAN raccoglie più di un terzo delle scelte, mentre, la restante quota è ripartita in parti uguali tra Giappone, India, Taiwan, Corea del Sud e Australia.
La sostenibilità guadagna terreno, ma la corsa non è ancora finita
Le catene di approvvigionamento sono al centro della sostenibilità e le aziende ne sono sempre più consapevoli. Il 72% degli intervistati, con responsabilità legate alla catena di approvvigionamento, ha anche responsabilità in materia di ESG. Tuttavia, i progressi rispetto agli obiettivi climatici restano lenti. Solo il 27% degli intervistati è fermamente convinto che la propria azienda abbia attuato misure ESG che abbiano conseguenze significative sull’attività, dal passaggio verso modalità più sostenibili, per quanto riguarda le scelte logistiche (26%) e dallo sviluppo di prodotti più sostenibili (25%) al miglioramento della resilienza climatica delle catene di approvvigionamento (23%).
"Il 76% degli intervistati dichiara che la propria azienda dispone di un piano chiaro per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili, indipendentemente dalla fluttuazione dei prezzi". Si tratta di un grande passo avanti: le imprese si concentrano ora su iniziative strutturali piuttosto che su azioni a breve termine. Ma la strada da percorrere è ancora lunga: quasi 2 aziende su 3 prevedono di ridurre le emissioni solo dell'1-5% nei prossimi dodici mesi, una percentuale ben lontana dall’impegno necessario per raggiungere l'obiettivo di emissioni nette pari a zero entro il 2050", conclude Aylin Somersan Coqui.
Informazioni su Allianz Trade
Allianz Trade è il leader mondiale dell’assicurazione crediti, specializzato in cauzioni, recuperi, credito commerciale strutturato e rischio politico. La nostra rete di intelligence proprietaria analizza quotidianamente i cambiamenti nella solvibilità di +80 milioni di aziende. Offriamo alle imprese la garanzia di operare con sicurezza e di ottenere il pagamento dei propri crediti. Indennizziamo i crediti inesigibili, ma soprattutto assistiamo i clienti a evitare operazioni dall’esito incerto. Ogni volta che stipuliamo una polizza di assicurazione crediti o altre soluzioni finanziarie, la nostra priorità è la protezione predittiva, ma in caso di sinistro, il nostro rating AA testimonia la solidità delle risorse che mettiamo in campo con il sostegno del Gruppo Allianz per garantire l’indennizzo dei nostri clienti. Allianz Trade, con sede a Parigi, è presente in oltre 52 paesi con 5.500 collaboratori. Nel 2022 ha raggiunto un giro d’affari consolidato di 3,3 miliardi di euro e ha coperto transazioni commerciali per un ammontare totale di 1.057 miliardi di euro.