L'anno 2024 si prospetta cruciale per l'Italia nel contesto del commercio internazionale. L’export è uno straordinario motore di crescita e rappresenta circa il 40 % del nostro prodotto interno lordo. Dopo un 2022 caratterizzato da una crescita significativa (+9,9%), le esportazioni italiane hanno rallentato nel 2023 (+0,8%) e si prevede una crescita ancora moderata nel 2024 (+2,3%), ancora sotto i ritmi pre-pandemia[1].
Il calo nel tasso di crescita dell’export di beni dell’anno appena passato è legato alla diminuzione della domanda mondiale, specialmente nei principali mercati di destinazione dei prodotti italiani, quali Germania e Stati Uniti. Nei primi 8 mesi del 2023, l’export manifatturiero si è ridotto (-1,0% rispetto allo stesso periodo 2022, a prezzi costanti) facendo registrare poche variazioni positive. L’export di autoveicoli ha realizzato invece il maggior incremento (+19,1%), compensando la debole crescita del 2022; seguono l’occhialeria, i macchinari - primo settore per peso dell’export -, gli altri mezzi di trasporto - in forte decremento rispetto al 2022, e i prodotti farmaceutici, che avevano registrato una crescita significativa nel 2022. Quest’anno, si prevede un’ulteriore crescita dell'export di autoveicoli e occhialeria; mentre i settori farmaceutico e dei macchinari manterranno un ruolo chiave.
Non solo. Il 2024 si preannuncia un anno in cui la sostenibilità e il digitale si consolidano come veri e propri acceleratori per le esportazioni italiane. L'adozione di pratiche sostenibili e tecnologie avanzate si dimostrano elementi cruciali per le imprese italiane che guardano ai mercati internazionali poiché non solo rispondono alle attuali sfide della trasformazione tecnologica e della transizione ecologica ma si inseriscono in una strategia più ampia di promozione dell'innovazione e della digitalizzazione, specie nelle PMI, che rappresentano il cuore dell'economia italiana.
Il 2024 vedrà infatti i beni ambientali in prima linea, con previsioni di crescita notevole, supportate da investimenti verdi e politiche europee. Gli investimenti green prospettano per il biennio 2025-26 un'accelerazione che potrebbe superare il 14% annuo, rafforzando l'export italiano di beni ambientali in un mercato sempre più orientato alla sostenibilità[2].
Geograficamente, l'export italiano continua a privilegiare mercati consolidati tra cui Germania, Stati Uniti, Francia e Cina. Nei primi 9 mesi del 2023, l’export italiano ha registrato +10,1% per USA, +25,2% per il Giappone e +9,1% per UK. Tuttavia, si sta assistendo a un'espansione verso mercati emergenti come i Paesi del Golfo, India, Thailandia, Vietnam, Messico, Brasile e Croazia, offrendo nuove opportunità per il Made in Italy[3]. L’export italiano nei paesi OPEC è infatti cresciuto del +42% nei primi 9 mesi dell’anno scorso[4].
Tuttavia, il conflitto russo-ucraino e quello israelo-palestinese potrebbero accrescere la frammentazione geopolitica, con effetti negativi sull’economia globale e anche sul commercio internazionale; spingere verso un nuovo aumento del prezzo del petrolio, che potrebbe trascinare in alto anche le quotazioni di altre commodity energetiche; accrescere ulteriormente l’incertezza e determinare un calo della fiducia di persone e imprese.
Quali sono allora le prospettive per il 2024 per l’export italiano? Nonostante le sfide globali e la conseguente incertezza diffusa, l'export italiano mostra segni di resilienza e capacità di adattamento. L’inflazione dovrebbe ridursi per effetto delle conseguenze delle politiche monetarie restrittive attuate dalla BCE e il Pil italiano è atteso in crescita dello 0,7%[5].
Tuttavia, vanno tenute in considerazione le oscillazioni nei tassi di cambio, che possono influenzare significativamente la competitività dei prodotti italiani sui mercati internazionali e i margini di profitto delle aziende esportatrici. Solamente adottando strategie sulla gestione del rischio di cambio le aziende italiane impegnate nel commercio internazionale possono non solo proteggersi da tali fluttuazioni, ma sfruttarle a proprio vantaggio, consolidando la propria presenza sui mercati globali.
Una buona strategia include l'acquisto di prodotti e strumenti quali contratti a termine, sia fissi che flessibili, che consentono alle aziende di fissare in anticipo un tasso di cambio, proteggendosi così dalle fluttuazioni impreviste. A queste soluzioni si uniscono l'espansione in diverse aree geografiche per bilanciare i rischi associati a una specifica valuta, l'adozione di prezzi flessibili per adeguarsi rapidamente alle variazioni del mercato valutario e la sottoscrizione di accordi con entità locali nei mercati di riferimento. Un approccio combinato che integra questi elementi può offrire una protezione efficace contro i rischi del mercato valutario per le aziende che operano a livello globale.
Il 2024 si delinea pertanto come un anno di opportunità per rafforzare la presenza dell'Italia sui mercati internazionali, riorientare parte dei flussi, diversificare i mercati di sbocco e promuovere un modello di sviluppo sostenibile e innovativo.
Testo di Marta Bonati, Country Manager di Ebury Italia