L’inflazione è un fenomeno tecnicamente definito come aumento generalizzato del livello medio di prezzi di beni (alimenti e bevande, abbigliamento, elettrodomestici ecc.) e servizi (trasporti, visite mediche, spese di telefonia ecc.); questo aumento ha come conseguenza una diminuzione del potere d’acquisto. In altri termini, quando siamo in presenza di inflazione, con la medesima quantità di denaro si può comprare meno di ciò che era possibile comprare ieri.
Quando il tasso di inflazione sale oltre una certa soglia, le banche centrali intervengono allo scopo di mantenerlo sotto controllo. Per farlo, incrementano il tasso di interesse applicato ai finanziamenti concessi alle varie banche commerciali. Queste, a loro volta, intervengono aumentando i tassi di interesse relativi ai prestiti che propongono ai loro clienti.
Calcolo finanziamento: varia a seconda del tipo di tasso
Da quanto esposto in precedenza si evince che gli aumenti dell’inflazione hanno quindi conseguenze negative sui finanziamenti, ma anche sui risparmi e sugli investimenti: i primi sono più costosi, i secondi perdono valore e i terzi sono meno remunerativi.
Focalizzandoci sui finanziamenti, l’effetto dell’inflazione su di essi è essenzialmente legato all’influenza che tale fenomeno ha sui tassi di interesse. Va però precisato che l’impatto dell’inflazione su un finanziamento è molto diverso a seconda del tipo di tasso applicato, che può essere fisso o variabile. Il calcolo del finanziamento, a parità d’importo, può quindi risultare decisamente differente a seconda che il saggio di interesse sia fisso oppure no. Cerchiamo di capire perché.
Il prestito personale a tasso fisso
Un finanziamento personale a tasso fisso si caratterizza per il fatto che il saggio di interesse stabilito in fase di stipula del contratto non subirà variazioni per tutta la durata del finanziamento; in sostanza è svincolato dalle condizioni di mercato. Se l’inflazione sale e con essa salgono i tassi sui prestiti, ciò non ha alcuna influenza sulle rate di un finanziamento già sottoscritto. Lo stesso può dirsi anche nel caso in cui l’inflazione scenda determinando un ribasso dei tassi.
Il prestito personale a tasso variabile
Un finanziamento a tasso variabile funziona in modo del tutto diverso rispetto a quanto esposto in precedenza. Se l’inflazione sale causando un aumento dei tassi di interesse, salirà anche il tasso del finanziamento, perché così prevede questa tipologia di contratto; le rate quindi aumenteranno d’importo. Ovviamente, se si registra una diminuzione dell’inflazione, i tassi sul mercato scenderanno e le rate risulteranno più leggere.
La differenza sostanziale fra un finanziamento a tasso fisso e uno a tasso variabile è che nel primo è noto fin dall’inizio quello che sarà l’esborso finale degli interessi, mentre nel secondo non è possibile conoscere tale dato in anticipo. A seconda di quello che sarà l’andamento del mercato nel corso della durata del finanziamento, la quota versata relativa agli interessi potrà essere più alta o più bassa da quella calcolata con il tasso applicato inizialmente.
Qual è l’attuale tasso di inflazione in Italia?
Negli ultimi anni il tasso di inflazione in Italia è stato piuttosto basso, dal 2017 al 2021, infatti, il picco più alto si è registrato nel 2021 con l’1,9%. Nel 2022 il rialzo è stato però notevole, perché il tasso medio è stato dell’8,1%. Nel 2023 siamo attualmente oltre il 7%.