News | 10 luglio 2023, 05:47

Il turismo cerca una via sostenibile, ma l’overtourism pone grandi sfide

Il turismo cerca una via sostenibile, ma l’overtourism pone grandi sfide

Esperienze di viaggio vicine alle tradizioni locali, spostamenti meno inquinanti, realtà virtuale: ecco come potrebbe evolversi il settore nei prossimi decenni.

Da qui al 2050 il turismo sarà influenzato da una serie di fattori che sono già davanti a noi: il reddito e i livelli di istruzione aumentano nelle economie emergenti; la popolazione globale continua a crescere; l’economia si sposta verso modelli a basse emissioni di carbonio ed efficienza nell’uso di risorse; le tecnologie abilitanti e le piattaforme continuano a creare modelli evoluti di business; le tensioni geopolitiche e i problemi di sicurezza incidono sulle scelte dei consumatori. La domanda è: come risponderà il settore a queste sfide?

Quale turista

L’aumento del reddito medio globale e la diminuzione dei livelli di povertà assoluta stanno determinando una crescita della classe media: questo trend, soprattutto in Cina e in India, avrà un impatto crescente sul settore turistico, a partire ovviamente dall’aumento dei flussi. Secondo la World tourism organization (Unwto) i viaggi internazionali dovrebbero raggiungere i due miliardi nel 2030 e i tre miliardi nel 2050. Flussi che interesseranno anche molte destinazioni nelle regioni emergenti e in via di sviluppo (che diventeranno via via più ambite) come l’Asia, il Sudamerica e il Medio Oriente. Già oggi sono oltre cento i Paesi che accolgono più di un milione di arrivi all’anno: nel 1950 erano una quindicina.

Sempre in relazione all’aumento dei flussi turistici, non si può ignorare che la mappa dei Paesi sicuri si sta drammaticamente riducendo. Dale Buckner, amministratore delegato del Global guardian, l’agenzia che ogni anno produce una mappa globale degli Stati esposti a rischi considerevoli – come conflitti armati, attività criminali, istituzioni deboli – ha affermato che al giorno d’oggi c'è più incertezza di quanta ne sia stata registrata negli ultimi 80 anni. L’aumento dell’instabilità politica globale e le tensioni tra Paesi vicini porteranno in futuro miliardi di persone (ammesso che il turismo di massa continui) a muoversi su pochi percorsi obbligati?

Difficile poi immaginare che l’invecchiamento della popolazione non giocherà un ruolo in termini di personalizzazione dell’offerta, consumo di servizi e prodotti. In sostanza: potrebbero profilarsi all’orizzonte nuove mete emergenti, aumentare i viaggi multigenerazionali, affermarsi nuove esperienze esclusivamente dedicate ai senior. Di sicuro i “turisti dai capelli grigi” (silver-haired tourist), per dirla con l’Unwto, con un reddito disponibile medio-alto, meno responsabilità domestiche e più tempo per viaggiare, rappresenteranno un segmento turistico importante.

D’altra parte le giovani generazioni avranno un’influenza sempre maggiore sul turismo di domani. Non solo perché sono cresciute con la tecnologia e Internet – e quindi orientano il modo in cui si accederà e interagirà con l’offerta turistica – ma soprattutto perché si stanno dimostrando particolarmente esigenti, rispetto alle generazioni precedenti, riguardo l’importanza della salute, di stili di vita sani e delle conseguenze dei cambiamenti climatici. In tema di tecnologia, la realtà virtuale riuscirà a fare breccia nel turismo superando in qualche modo la profonda tangibilità del viaggio? E il 6 G tra una decina d’anni consentirà di avere immagini tridimensionali delle persone e dei luoghi, come nei film di fantascienza?

“Credo che in tempi brevi vedremo lo sviluppo dello spostamento via aria anche per mete molto vicine: penso agli aerotaxi che collegheranno l’aeroporto al centro della città”, afferma Marina Lalli, presidente di Federturismo. “Con la realtà aumentata saremo invece in grado di fare una preview del viaggio, preparandoci alla meta in modo più approfondito e consapevole. Un ruolo importante poi sarà giocato da un’intelligenza artificiale sempre più responsive”.

Volare inquinando meno

Altro punto centrale è la sostenibilità dei viaggi aerei, legata in particolare alla frequenza e reale necessità: in molti sostengono la teoria secondo cui bisognerebbe prendere l’aereo solo una volta all’anno, oppure rinunciare a volare per un anno intero. Tuttavia, i viaggi aerei sono qui per restare, perciò lo sviluppo di soluzioni per ridurne i consumi appare essenziale. Motori elettrici e a idrogeno, carburanti alternativi e intelligenza artificiale per trovare nuovi modi per risparmiare carburante: i viaggi aerei del futuro dipenderanno da queste tecnologie.

Di recente sul fronte dei biocarburanti si è mossa anche l’Europa. Nell’ambito del pacchetto ReFuelEu Aviation, infatti, la novità più rilevante riguarda la necessità di miscelare al classico kerosene i più innovativi Saf (carburanti sostenibili per l’aviazione). I Saf dovrebbero costituire il 2% del carburante fornito negli aeroporti dell'Ue a partire dal 2025 e aumentare fino al 70% entro il 2050, con una serie di tappe intermedie: 6% nel 2030, 20% nel 2035, 34% nel 2040 e 42% nel 2045. Le nuove miscele dovranno contenere anche una quota minima di carburanti sintetici, i cosiddetti e-fuels, più moderni ed ecologici.

Si stima che il turismo sia responsabile dell'8% delle emissioni di gas serra nel mondo, e i problemi ambientali sorgono soprattutto a livello locale. Come possiamo ripensare le sfide ambientali di fronte all’aumento dei flussi? Nei trasporti, l’innovazione con le tecnologie green è una soluzione, in linea di principio. Ma le conseguenze del cambiamento climatico si faranno sentire in tutto il settore. Ad esempio, gran parte del turismo internazionale si svolge nelle regioni costiere, gravemente minacciate da tempeste, inondazioni e maree.

“Il nodo centrale è che il clima mediterraneo, da sempre elemento di tranquillità e di successo nel mondo, non costituirà più un vantaggio competitivo”, ragiona Matteo Montebelli, responsabile ricerche e pubblicazioni del Touring Club. “Tra 20 o 30 anni l’Italia potrà contare sullo stesso grado di attrattività? Il nostro è per definizione il Paese del sole e del mare, ma i dati ci dicono che in Italia nell’ultimo decennio la temperatura è aumentata più del doppio rispetto alla media globale”.

Montebelli prosegue ricordando che l’ultima versione del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) riporta una stima preoccupante: se in Italia la temperatura dovesse aumentare di quattro gradi rispetto all’epoca preindustriale, si rischia un calo di turismo incoming (in entrata) superiore al 20%. “Le città d’arte e il nostro patrimonio storico, dal Colosseo alla Torre di Pisa, continueranno a rappresentare un forte elemento di attrattività, che non sarà accompagnato però dall’attrattività climatica. Questo ci impone di ripensare l’offerta dal punto di vista della stagionalità: probabilmente le destinazioni montane e quelle più a nord in termini di altitudine saranno avvantaggiate. Il Sud, invece, che già oggi è meno sviluppato turisticamente, rischia di più”.

La gestione dei territori

La sfida di garantire una convivenza sostenibile tra turisti e residenti nei territori è un altro tema importante. Da almeno vent’anni gli esperti si esprimono sui rischi ambientali e culturali dell’overtourism, caratterizzato da un’estrema concentrazione di turisti in un unico luogo. Questo modello è stato favorito da molteplici fattori. Il primo è l’incremento del traffico aereo a seguito dell'affermazione del modello low cost. Altro fattore determinante è stata la vertiginosa crescita del traffico crocieristico. Da non sottovalutare neanche l'impatto dei social media e delle recensioni sulle scelte di acquisto dei turisti.

La ricerca di altri modelli turistici – che veicolino un diverso rapporto con l’ambiente e le comunità locali – acquisterà un’importanza crescente. Se da una parte è immaginabile, da parte delle città, un ricorso più incisivo a regole, procedure e strumenti per garantire il rispetto dei luoghi visitati (come già stanno tentando di fare in modi diversi (Venezia, Amsterdam e Parigi), dall’altra appare essenziale promuovere un’ospitalità che valorizzi l’identità e tipicità dei territori.

“Il mondo del turismo sta cambiando, dobbiamo saper gestire questo numero di persone in aumento ed evitare la concentrazione solo in alcune località”, dice ancora Lalli. “La convivenza con i cittadini del luogo deve essere non solo tollerabile ma anche piacevole. Non è solo questione di opportunità, ma è l’essenza stessa dei motivi per cui si visita un luogo. Stiamo rischiando di snaturare e rendere meno interessante la visita di luoghi iconici. Se pensiamo, per esempio, di ridurre Venezia a una sorta di Disneyland, svuotata dei residenti e privata dei negozi tradizionali, stiamo smarrendo l’esperienza di conoscere un popolo. L’Italia è una terra di diversità, usi e costumi che saranno importanti per i turisti del futuro”.

Per Montebelli la soluzione all’overtourism nelle grandi città è “da una parte regolatoria, il che non vuol dire imporre divieti ma destagionalizzare i flussi turistici e offrire soluzioni alternative, comunicando ad esempio quali sono i tanti elementi di attrazione, oltre a quelli più noti. Dall’altra parte bisogna valorizzare le destinazioni minori, le montagne, il turismo dei borghi, forme di turismo che abbiamo riscoperto durante la pandemia”.

di Andrea De Tommasi

Fonte Futura Network