Far fiorire le eccellenze dei piccoli territori. Coltivare la tradizione attraverso la forza delle nuove generazioni, riscoprire il senso di essere comunità. Toccare con mano i problemi delle persone, dare risposte ai cittadini. Tracciare una strada insieme.
In vista delle elezioni regionali che si terranno nel Lazio il prossimo 12 e 13 febbraio, iniziamo oggi uno spazio del nostro giornale in cui ospiteremo vari figure politiche candidati consiglieri, candidati presidenti, persone che vogliamo conoscere meglio, più da vicino, per cercare, in qualche modo, di provare a ridurre quella distanza sempre più marcata tra cittadini e mondo politico.
Oggi incontriamo Simone Lupi, ex sindaco di Ciampino, due mandati in Consiglio Regionale, Presidente della Commissione Bilancio della Regione Lazio, candidato consigliere regionale per la lista civica D‘Amato Presidente, con capolista la consigliera uscente Marta Bonafoni.
Buongiorno, Lupi. Alle prossime elezioni regionali non sarà nella lista con il PD e ha dichiarato di non aver rinnovato la tessera del partito. A chi oggi l'accusa di abbandonare la nave che naviga in cattive acque, lei cosa risponde?
Rispondo che non ci sono “cattive acque”, c’è una nave, il Partito Democratico, che deve rientrare in porto e rivedere la rotta, riparare lo scafo e cambiare la guida.
Non sento di aver abbandonato nessuna nave, mi trovo dalla stessa parte, le mie idee e la mia base politica non cambiano, ho scelto però di entrare a far parte di una realtà che mi permette di avvicinarmi di più alla visione che ho delle comunità e del territorio; non è una decisione che ho preso a cuor leggero, ma in questo modo mi sento più libero di esprimere le mie idee e con la quale spero di poter sostenere con maggiore efficacia i cittadini del Lazio.
Quali sono i temi che le stanno più a cuore, che sente di più e che intende portare avanti?
Una delle cose che mi sta più a cuore è quella di riuscire a rivitalizzare le eccellenze dei piccoli territori, soprattutto rispetto al lavoro che possono fare i giovani.
L’idea è quella di dare un supporto alle attività che facciano rinascere le tradizioni dei borghi del Lazio, possibilmente attraverso la forza stimolante delle nuove generazioni.
Quello che vorrei fare è riportare i giovani a credere in questi luoghi, ridare dunque nuova linfa al commercio, ma soprattutto al turismo, avviando un percorso che porti a far scoprire anche all’estero questi tesori fatti di cultura, tradizione ed enogastronomia.
Inoltre, vorrei puntare sulla realizzazione di un centro di cure e benessere per gli animali, un luogo dove poter curare il proprio amico a prezzi calmierati, come nel SSN, perché tenere con sé un animale domestico deve essere un diritto per tutti, non solo per quelle famiglie che hanno disponibilità economiche.
Cosa significa, oggi, fare politica, specialmente in una Regione che ha Roma sul suo Territorio?
Oggi la politica deve essere soprattutto ascolto attivo e sottolineo attivo perché le persone sono stanche di amministratori che girano sui territori solo quando c’è da raccattare voti, la politica oggi la fai nelle sedi istituzionali ma solo se prima sei sceso in strada e sei andato a toccare con mano quelli che sono i problemi delle persone.
Oggi la sfida della politica è quella di riguadagnarsi la fiducia della gente, non con le parole ma con i fatti, con la presenza, con la voglia di fare, magari anche sbagliando, ma facendosi vedere sempre presenti.
Come amministratori abbiamo l’onore e l’onere di vivere i nostri territori con la responsabilità di essere sempre disposti a sacrificare il nostro tempo e il nostro privato in nome di qualcosa di più grande: la Comunità.
Cosa bisogna fare di più e di cosa ha bisogno veramente questa Regione?
Il lavoro da fare è tantissimo, il cammino iniziato in questi dieci anni ha coperto solo una piccola parte di quella strada che deve portare il Lazio ad essere un esempio positivo per tutto il Paese.
La nostra regione è una fucina di grandi potenzialità, molte sono racchiuse nei 270 piccoli comuni (sotto i 5000 abitanti) che compongono il nostro territorio e che vivono una crisi cronica fatta di spopolamento e di mancanza di investimenti. Bisogna far fiorire le risorse che abbiamo e cercare di non disperdere i nostri tesori.
Ci sono traguardi imprescindibili in politica, per lei, che bisogna raggiungere, come filosofia di fondo, o oggi, è più il consenso che anima le scelte?
Credo che l’idea di politica per la comunità vada vista come la costruzione di una strada, prima ancora di tracciarla sul terreno quella strada va pensata, va progettata, vanno capite le esigenze del territorio attraverso la quale passerà, anche se per fare questi passaggi c’è bisogno di tempo e spesso il tempo è nemico dei consensi.
Così vedo io la politica: dare risposte ai cittadini con la consapevolezza che quelle risposte non possono essere sempre facili, che per raggiungere il benessere di tutti bisogna anche essere capaci di fare scelte coraggiose e poco popolari, certi che domani quelle scelte saranno la base per costruire una strada sicura e disponibile per tutti, un percorso che conduca verso un territorio più bello e con servizi a misura di cittadino.
Che cosa farà o cosa può fare la differenza il prossimo 12 e 13 febbraio?
La differenza la faranno gli elettori, non nel senso più banale del termine, ovvero chi riceverà più voti ma proprio letteralmente: la differenza sarà data dall’affluenza al voto.
Nessuno sarà davvero vincitore se pochi cittadini andranno a votare, non lo sarà davvero nessuno perché in quel caso a perdere sarà stata la politica, non si sarà riusciti a convincere la regione che scegliere i propri rappresentati e amministratori è importante.
Se poi vogliamo parlare di scelte, allora, spero che la differenza la facciano soprattutto i risultati che il centrosinistra ha portato in questi anni e nondimeno l’importanza di non consegnare la regione a chi in passato l’ha portata al dissesto.
In dieci anni, siamo riusciti a ricostruire da quelle macerie, ora dobbiamo continuare a migliorare quanto fatto finora, sono convinto che i cittadini sapranno premiare questo lavoro.
Daniela Pellegrino